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DOLOMITI

Gourmet

  • Immagine del redattore: Federica Modenese
    Federica Modenese
  • 26 feb

Aggiornamento: 27 feb

Chef Dolomitici

Alta Val Badia

Corvara (BZ)



Chef Nicolas Figliomeni


I piatti di Nicholas Figliomeni

sembrano uscire da un prato.


Sopra a sfoglie croccanti trovi minuscoli fiorellini azzurri di “non ti scordar di me”.


Quante storie si possono raccontare attorno alla sua ricerca di fiori ed erbe spontanee?.


Il passaggio di Nicholas Figliomeni in Dolomiti ha lasciato molte impronte, quelle sull’erba attorno al ristorante, ma soprattutto quelle che ha impresso nei piatti dal profumo di pascoli d’alta quota.



Nicholas indossa un sorriso fresco come i suoi anni.

Di spontanea giovinezza sono i modi vivaci: accompagnano una rara gentilezza per la giovane età.



Mi rapisce, fin dalle prime parole, con il racconto incalzante della grande passione che ruota attorno ai suoi piatti.


Una tecnica che lo affianca costantemente nei percorsi culinari, tra pentole e fornelli: la fermentazione degli alimenti.


Studio, approfondimento e sperimentazione, per la costante ricerca di nuovi fermentati, sono passaggi importanti della sua crescita professionale.


E’ un percorso che lo affascina e lo accompagna da diversi anni, ispirato, nato, cresciuto e poi curato nelle cucine di prestigiosi ristoranti europei.

I sentieri dolomitici si prestano bene per approfondire questa tecnica: forniscono a Nicholas la preziosa materia prima per le sue ricerche.


Spiega il suo pensiero di fermentazione in montagna come la narrazione di una parte importante della sua vita.


Percepisco, nelle sue parole, la consistenza dei suoi giorni in cucina: un impasto tenace dentro al quale Nicholas mescola sapientemente gli ingredienti della sua personale ricetta: passione, curiosità, conoscenza, ricerca e sperimentazione.



“Il mio pensiero di fermentazione in montagna vive di un approccio molto naturale per queste quote.

Ho a disposizione le condizioni uniche delle altitudini elevate dove temperatura, pressione atmosferica e biodiversità microbica danno vita a processi di fermentazione che non possono essere replicati altrove.”



E ancora, mi trascina al passo delle sue parole:

 

“I risultati sono prodotti dal profilo aromatico unico che raccontano il territorio in modo autentico e innovativo.


Sempre più Chef iniziano ad integrare questa tecnica nei loro menù, valorizzando non solo la tradizione montana, ma anche la sostenibilità e la biodiversità.”


Kefir di latte montano, lactofermentazioni, Kombucha con infusi di erbe, cryoconcentrazioni di tutti i sapori che offre la montagna, ne sono solo alcuni esempi.



Nicholas illustra un percorso culinario impegnativo che lo ha coinvolto e profondamente rapito verso la conoscenza di questa particolare tecnica, ma non solo.


Fin da giovanissimo accoglie incarichi importanti che lo vedono impegnato attorno ai fornelli di cucine stellate. Una sfida potente per la giovane età.


Nicolas, genovese di nascita e residenza, si ritrova a Parigi nelle cucine di L’Atelier di Joël Robuchon Etoile, poi del Pavyllon di Yannichk Alleno, del ristorante Gaya di Pierre Gaignere.

In Italia lo accoglie lo stellato Villa Crespi per un'esperienza indimenticabile.



Il suo racconto è trasparente come il suo sorriso: il tempo trascorso in giro per l'Europa è stato un viaggio di molti passi faticosi ed estenuanti, ma ricchi di grandi esperienze professionali. Lui stesso ricorda e ripercorre il suo percorso:


"Ore, sacrifici, studio, pensieri, condivisioni, adrenalina, per creare ad ogni cliente il momento perfetto da non dimenticare.


Sono passati un po' di anni da quando sono partito di casa, pieno di paure ma pieno di energie con la voglia di imparare e di vedere il mondo, continuerò costantemente a pensare al domani e a come migliorarmi sempre con le stesse energie."



Il sogno di Nicholas Figliomeni è senza dubbio ambizioso: vedere accesa la luce della stella Michelin nel cielo di un proprio ristorante.


Lo immagina come uno spazio ricercato, unico, identitario, con piatti di alta cucina che esprimano il legame con il territorio e affondino le loro radici nella tradizione culinaria delle terre liguri.



Il viaggio di questo giovane Chef continua verso mete sempre più impegnative e meravigliosamente luminose.


Dalle Dolomiti è sceso a valle, per esplorare nuovi sentieri e stimolanti ricerche culinarie.


Attenderemo il ritorno di Nicholas Figliomeni alle quote alte in Dolomiti per gustare nuovi sapori e per farci raccontare tutte le novità sulle antiche tecniche di fermentazione con le quali ha già iniziato incredibili percorsi culinari.



Ti seguirò da lontano, Nicholas Figliomeni,

sbircerò tra le foto dei tuoi piatti in cerca di ogni nuovo traguardo, ogni sentiero intrapreso, ogni obiettivo raggiunto.

La tua ascesa verso le alte vette dell'alta cucina, sarà motivo, anche per me, di profonda gioia.


L'arte culinaria ti ringrazia,

per la passione, la ricerca, lo studio assiduo, l'impegno costante

e ti sorride per la traboccante, frizzante energia dei tuoi giovani anni.


Ad majora semper!





Chef Nicholas Figliomeni

@nicholasfigliomeni













  • Immagine del redattore: Federica Modenese
    Federica Modenese
  • 26 set 2024

Aggiornamento: 25 feb

Chef Dolomitici

Alta Val Badia

Sous Chef Hotel Christiania

La Villa BZ


Francesco Memoli


"Il piatto è un disegno dentro la mia mente.

Nasce già definito, nelle linee, nei contorni.

Aggiungo i sapori sulla tela della ricetta, e il quadro si compie

nella sua naturale cornice."


Francesco Memoli parla poco.

E' uomo di poche parole, come si suol dire.

Ci sentiamo telefonicamente per una chiacchierata sulla sua personale, e aggiungo artistica, idea di cucina.

Le parole che inizialmente giocavano a nascondino arrivano presto, rotolando a cascata nel racconto delle scelte giovanili che l'hanno avviato verso questa professione.

Intuisco che Francesco Memoli non è di scarsa favella, ma di parole pesate e risposte essenziali, concentrate, corpose, dai toni morbidi e rotondi, come un egregio Amarone della Valpolicella.


Francesco si definisce uno Chef dalle "mani in pasta".

Letteralmente, precisa subito.

Languorino
Languorino

Mi racconta la sua passione per la pasta fresca, quel gesto di impastare lentamente, con cura, uova e farina. Il profumo della sfoglia che sa di casa, di cucina con il grande tavolo, di ricordi d'infanzia attorno ai fornelli.



Francesco Memoli è pugliese, si è portato in Alta Badia i sapori del Sud e tutti i segreti della cucina di mamma Grazia.

Da lei impara la danza delle pentole sul fuoco, che gira lenta con cucchiai di legno, e guai ad attaccare sul fondo la passata di pomodoro che fa amaro tutto il sugo.

La sua prima ricetta: spaghetti all'amatriciana.


Sex beach
Sex beach

Francesco parla di anima.

Quella dei piatti.


La trovo una coincidenza particolare: da qualche tempo affido all'anima dei piatti la mia scrittura culinaria creativa. Mi sento preparata, conosco la ricetta!


Corto circuito
Corto circuito

- Cos'è per te l'anima di un piatto? Chiedo subito.


"È quello che sei. Tutto parte da quello che senti a livello sensoriale, ma non solo. È un rapimento sensuale, emotivo, intimo. Il gesto che trasforma e dà forma. Un disegno."


Sulla parola disegno si ferma, respira.

Mi fermo anch'io e respiro.

Quella del disegno è un'altra ricetta che conosco.


The summer on
The summer on

- Una forma d'arte, quindi, un quadro, pura creatività, immaginazione, impaginazione, linee, cromatismi. Con l'aggiunta di profumi, aromi, essenze, sapori. Intendi questo?

"Certo" mi risponde Francesco.

"Da giovane avrei voluto iscrivermi al liceo artistico, poi proseguire gli studi magari con l'Accademia di Belle Arti", continua.

"E invece ho sbalordito tutti quando decisi di scegliere l'Istituto Alberghiero."


Fuoco e fiamme
Fuoco e fiamme

I piatti di Francesco Memoli portano tutti un titolo, come si usa battezzare un'opera artistica o letteraria. Nel nome si celano i tratti, le pennellate di colore, l'armonia tra forme, cromia, e sapore. Titoli che svelano percorsi creativi tra arte, gusto e anima di uno Chef pittore che ama stendere colori, pennellando impasti di ingredienti sulla bianca tela del piatto:


Corto circuito - Sex beach - Come un pittore - Languorino - Fuoco e fiamme - Le tre colonne - Nel giardino degli angeli - The summer on - E mi perdo - Bello succulento - Al centro dell'anima


- Da dove nasce la scelta di diventare un'Artista-Chef? Chiedo.


"La passione per la cucina, trasmessa da mia madre, era diventata importante tanto quanto quella per l'arte e così mi sono detto che avrei potuto fare del piatto un'opera d'arte."


Non fa una piega, penso fra me.


Nel giardino degli angeli
Nel giardino degli angeli

- E mentre l'anima si racconta attraverso l'arte, il piatto ne diviene l'opera. Giusto?


"Direi che è proprio così: questo è il mio modo di sentire e vivere

arte e cucina attraverso i miei piatti."



Di Chef Francesco Memoli desidero conservare il ritratto di un'artista, che ha già immaginato ogni dettaglio del suo disegno e conosce intimamente il quadro finito.

Tutto quello che il gesto della mano compirà ai fornelli sarà pura creatività, ricerca di equilibri e armonie di sapori, per realizzare l'opera artistica-culinaria.


Nel piatto troverete due mani in pasta, un titolo, un quadro

e il respiro dell'anima di Francesco Memoli.


Bello succulento
Bello succulento


Chef Francesco Memoli

@frame_chef_eightyone













  • Immagine del redattore: Federica Modenese
    Federica Modenese
  • 21 lug 2024

Aggiornamento: 2 ago 2024

Alta Val Badia

Hotel Christiania

La Villa BZ




Incontro Corrado Amato a La Villa, in Alta Badia, un giorno tiepido di primavera. 

Ha gli occhi curiosi di chi osserva da vicino l’anima delle cose e delle persone.

Un leggero sorriso percorre il suo volto serioso, nel tempo di una stretta di mano.


Il suo accento Barese è inconfondibile, lo porta con fierezza attorno alle parole.

Siamo lontani dalla sua Bisceglie, e un po’ gli manca l’aria salmastra di casa, qui dove tutto odora di neve sciolta al sole.


Ma precisamente qual è la tua idea di scrittura? - Cosa vorresti raccontare dei miei piatti?

Mi chiede.

  Vorrei scrivere d’arte

D’arte?

   Sì, d’arte.


Chef Corrado Amato lo conosci osservando le sue mani al lavoro

Dispensa gesti d’amore tra i fornelli, raccoglie in ricette storie di vita e di cibo.

La sua cucina è fatta di carezze che incontrano, impastano, e combinano i destini di ingredienti, luoghi e sapori.


Corrado Amato impiatta percorsi di gusto che partono dal mare del Sud e arrivano ai piedi delle crode dolomitiche. Trasportano profumi di antiche tradizioni culinarie e l’audacia di trasformazioni contemporanee.


I suoi piatti parlano di sogni, di anima, di passione, di dedizione, di fatica, d’immaginazione, precisione, cura e perfezione. Sono opere d’arte, appunto.


Di questo vorrei scrivere.



Mi racconta delle sue ricerche quotidiane per selezionare e mettere in pentola ingredienti forniti da piccoli fornitori della zona che mantengono ancora intatti alti livelli di genuinità e sostenibilità.


Le sue ricette sono un’evoluzione continua di studio e sperimentazione rivolte alla qualità dei prodotti e al design del piatto.


Sul piccolo tavolino all’aperto, del bar dolomitico, ho portato il mio disordine: qualche foglio sparpagliato, un pennarello che non scrive, la Moleskine nera, due paia di occhiali, una penna rossa, sparsi alla rinfusa tra un calice di Trento Doc, una ciotola di pop corn, e lo spritz dello Chef.



Un piatto gourmet è come un quadro, un pezzo di design, una scultura.

Difficilmente si avverte, tra le righe che lo descrivono, un sentore di poesia, di passione. 

Dove sono finite musicalità, armonia, equilibrio, ricerca del bello?

Eppure un piatto gourmet ne offre in abbondanza.


Corrado mi ascolta: attende che tutte le parole siano impastate bene nel pensiero prima di rispondere.

I suoi occhi gentili mi guardano gesticolare.

Sono quelli di un uomo professionalmente affermato, che ha saputo conservare umiltà e saggezza. Doti che fanno di lui un maestro di cucina e di vita.

Mi concede le foto dei suoi piatti che sono capolavori assoluti di alta cucina e la penna inizia a scorrere sul foglio per dare voce a brevi racconti poetici, dove il cibo diventi, finalmente, arte e poesia.


Il pomeriggio corre lento di sole e di prati ancora innevati.

Vino, spritz e pop corn sono finiti, il tempo scaduto.

Ci stanno due risate sincere, a chiudere una conversazione spontanea, ricca di spunti per mille nuove idee. Porto con me un incontro prestigioso e piacevole con uno Chef di alta cucina, generoso, disponibile e di profonda sensibilità umana.




Chef Corrado Amato



Consigliere nazionale Apci

Toques d'oro Apci 2021

Best 10 chef di Puglia Chefawards 2019

Best 100 chef di Italia Chefawards 2019

Diploma d’onore alla carriera Les Toques blanche 2014





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